Tutto qui?
Certo che no. Oltre a una serie di traduzioni e pubblicazioni "minori" ho lavorato tra il 1994 e il 1997 come operatore cinematografico di cabina (proiezionista, insomma) presso la Gestioni Cinematografiche Germani S.a.S. di Firenze (quelli del Cinema Odeon e del vecchio Gambrinus, dove oggi c'è l'Hard Rock Café, per chi conosce la città). Il culmine della mia carriera è stata una proiezione privata per Sean Penn. Ho imparato il mestiere al cinema Terminale di Prato, e ho fatto il corso grazie al circolo culturale che frequentavo allora - la Casa del Popolo di Castello, tra Firenze e Sesto Fiorentino: un circolo che esiste e resiste, pur avendo assunto forme diverse nel tempo, dalla metà del secolo XIX. I nazisti in ritirata si tolsero addirittura lo sfizio di raderlo al suolo, verso la fine della Seconda guerra mondiale. Erano fatti così, ma non servì a niente; soprattutto non servì a impedire l'ingresso in città (già liberata, peraltro) dell'esercito americano, che non dovette fare altro che scansare le macerie coi bulldozer. Per il mestiere di operatore ho tutte le necessarie certificazioni e so usare quasi ogni tipo di macchinario, tranne gli ultimi proiettori esclusivamente digitali, perché è troppo facile e c'è poca soddisfazione. Erano meglio le macchine manuali (quelle di Nuovo Cinema Paradiso, per capirsi, perché a fine giornata tornavi a casa con le mani sporche di grasso e con un vago odore di olio di motore, nemmeno fossi un meccanico) il primo film che ho proiettato è stato Wittgenstein (1993) di Derek Jarman, l'ultimo Salvate il soldato Ryan (1998) di Steven Spielberg. Per allenarmi a preparare le bobine per la proiezione mi è passato tra le mani tutto (e dico tutto) Heimat di Edgar Reitz. Molti dei cinema presso i quali ho lavorato non esistono più, compreso quello ambulante (su un furgoncino Ford), organizzato dall'ARCI, con il quale durante l'estate del 1994 percorsi in lungo e in largo la provincia senese insieme al mio amico P-A.
Ci sarebbero da raccontare tante altre cose. Ma non qui, non ora.
Una versione un po' più completa del mio CV è scaricabile seguendo il link sottostante.
Certo che no. Oltre a una serie di traduzioni e pubblicazioni "minori" ho lavorato tra il 1994 e il 1997 come operatore cinematografico di cabina (proiezionista, insomma) presso la Gestioni Cinematografiche Germani S.a.S. di Firenze (quelli del Cinema Odeon e del vecchio Gambrinus, dove oggi c'è l'Hard Rock Café, per chi conosce la città). Il culmine della mia carriera è stata una proiezione privata per Sean Penn. Ho imparato il mestiere al cinema Terminale di Prato, e ho fatto il corso grazie al circolo culturale che frequentavo allora - la Casa del Popolo di Castello, tra Firenze e Sesto Fiorentino: un circolo che esiste e resiste, pur avendo assunto forme diverse nel tempo, dalla metà del secolo XIX. I nazisti in ritirata si tolsero addirittura lo sfizio di raderlo al suolo, verso la fine della Seconda guerra mondiale. Erano fatti così, ma non servì a niente; soprattutto non servì a impedire l'ingresso in città (già liberata, peraltro) dell'esercito americano, che non dovette fare altro che scansare le macerie coi bulldozer. Per il mestiere di operatore ho tutte le necessarie certificazioni e so usare quasi ogni tipo di macchinario, tranne gli ultimi proiettori esclusivamente digitali, perché è troppo facile e c'è poca soddisfazione. Erano meglio le macchine manuali (quelle di Nuovo Cinema Paradiso, per capirsi, perché a fine giornata tornavi a casa con le mani sporche di grasso e con un vago odore di olio di motore, nemmeno fossi un meccanico) il primo film che ho proiettato è stato Wittgenstein (1993) di Derek Jarman, l'ultimo Salvate il soldato Ryan (1998) di Steven Spielberg. Per allenarmi a preparare le bobine per la proiezione mi è passato tra le mani tutto (e dico tutto) Heimat di Edgar Reitz. Molti dei cinema presso i quali ho lavorato non esistono più, compreso quello ambulante (su un furgoncino Ford), organizzato dall'ARCI, con il quale durante l'estate del 1994 percorsi in lungo e in largo la provincia senese insieme al mio amico P-A.
Ci sarebbero da raccontare tante altre cose. Ma non qui, non ora.
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